
I Tenaci Esploratori Vittoriani
Alla metà del XIX secolo, la maggior parte dei 30 milioni di chilometri quadrati del continente africano, rappresentavano ancora un mistero per gli europei.
Il cuore dell'Africa e specialmente la vasta zona compresa fra Kolobeng a sud e Gondokoro a nord, era praticamente ancora inesplorata.
I portoghesi avevano da molto tempo stabilito delle zone di influenza commerciale lungo la costa e già da secoli i negrieri arabi penetravano periodicamente nell'interno, ma avevano tenuto segrete le loro scoperte. Quando Livingstone, nel 1841, arrivò in Africa per la prima volta, la maggior parte delle regioni centrali era contrassegnata sulle carte geografiche dalla scritta "inesplorato".
Furono gli inglesi i pionieri delle esplorazioni africane, ma essi si impegnarono a fondo solo dopo il 1850, cioè dopo che le notizie delle scoperte di Livingstone erano arrivate in Inghilterra.
Nel 1849 Livingstone aveva scoperto il Lago Ngami e dal 1852 al 1856, aveva esplorato lo Zambesi, scoperto le cascate Vittoria e era stato il primo europeo ad attraversare l'Africa (da Luanda sulla costa occidentale a Quelimane su quella orientale).
Nel 1858, ormai celebre, tornò in Africa a capo di una spedizione ufficiale del governo inglese, ma l'obiettivo principale del viaggio, accertare la navigabilità dello Zambesi con battelli a vapore, venne a cadere a causa dele rapide di Quebrabasa.
Dopo aver lasciato lo Zambesi, egli risalì lo Shire e scoprì il Lago Nyassa nel 1859. Nell'ultima delle sue spedizioni (1866-73), Livingstone sperò di trovare la sorgente del Nilo Bianco nonostante l'affermazione di Speke di averla già trovata.

30 anni di esplorazioni
Anche la spedizione effettuata nel 1862-65 da Samuel e Florence Baker, con la scoperta del lago Alberto e delle Cascate di Murchison, aveva ampliato il campo delle conoscenze europee sulle sorgenti del Nilo; ciò nonostante si sperava che Livingstone potesse chiarire ogni ulteriore dubbio.
Quando per cinque anni non si ebbero più sue notizie, fu inviata da Londra una spedizione alla sua ricerca, ed anche il giornale Herald di New York ne organizzò una, guidata dal giornalista Henry Morton Stanley.
Fu proprio Stanley che il 10 novembre del 1871 ritrovò Livingstone ammalato, a Ujiji sul lago Tanganika.
Si trattò di un incontro molto commovente e che rimase impresso nella storia delle esplorazioni come una delle sue pagine più note.
Mentre Stanley rientrava in Inghilterra con la notizia, Livingstone, recuperata parzialmente la salute, si metteva in viaggio verso sud per esplorare il bacino del fiume Lualaba (e morì durante quel viaggio il 1 maggio 1873).
Stanley tornò in Africa nel 1874 con una grossa spedizione che raggiunse il Lago Tanganika nel 1876; da lì, per via di terra, raggiunse il fiume Lualaba, e varata la sua imbarcazione trasportabile, la Lady Alice, veleggiò fino alla confluenza del Lualaba con il fiume Congo.
Ne seguì una delle più grandi avventure dell'esplorazione africana: sfidando il fiume sconosciuto, Stanley ne discese quasi tutto il corso e raggiunse Boma sulla costa occidentale, tre anni dopo aver lasciato Zanzibar.
Nel 1879 per incarico del Re Leopoldo del Belgio, Stanley tornò ancora nella zona del fiume Congo, scoprì il lago Leopoldo e fondò la città di Leopoldville.
La sua spedizione nel Congo del 1887-89 ebbe come scopo la liberazione di Emin Pascià, governatore di Equatoria.
